Top

ROMA – Riapre a grande richiesta, la casa futurista di Giacomo Balla a Roma.

L’abitazione è un’opera d’arte totale, dove il maestro visse e lavorò con la moglie Elisa e le figlie Luce ed Elica, dal 1929 sino alla morte

Casa Balla aperta per la prima volta a giugno 2021, dopo 30 anni, in occasione dei 150 anni dalla nascita dell‘artista (Torino 1871 – Roma 1958), grazie alla collaborazione interistituzionale del Maxxi con la Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma e il contributo di Banca d’Italia.

A Casa Balla l’arte investe tutto. Gli oggetti creati per l’uso quotidiano come tavolini, sedie, scaffali, cavalletti, posacenere, piatti, piastrelle, convivono con quadri, disegni e sculture creando un unico, caleidoscopico progetto totale, in linea con il manifesto sulla Ricostruzione futurista dell’Universo firmato da Balla e Fortunato Depero nel 1915.

La Casa, situata in via Oslavia, per la famiglia Balla è stata un laboratorio di sperimentazione, un’officina creativa, una sorta di antica bottega rinascimentale, divenendo così un’opera d’arte totale.

Bisogna effettuare la prenotazione sul siyto Maxxi.

Biografia Giacomo Balla

Giacomo Balla nacque a Torino nel 1871; la sua prima educazione e la passione del padre per la fotografia lo avvicinarono all’ambiente divisionista, da cui assorbe i principi tecnici ed estetici, ponendo particolare attenzione verso le tematiche sociali e al mondo degli emarginati.

L’artista torinese era molto apprezzato anche dal regime fascista che Balla vide come la strada che avrebbe portato l’Italia alla modernità. Verso gli anni Trenta, tuttavia, Giacomo Balla, che fu uno dei promotori più appassionati del Futurismo se ne distaccò per tornare alla pittura figurativa, che a suo dire era quella che meglio di tutte si avvicinava alla realtà. Il suo distacco dal futurismo sancì anche il suo distacco dal fascismo, che gli procurò l’allontanamento da parte della cultura ufficiale.


La svolta della sua carriera si ha col trasferimento a Roma e con la seguente visita a Parigi, dove studia l’impressionismo, l’art nouveau e soprattutto il puntinismo di Seurat. Le sue opere spaziano dalla pittura alla scultura, alle scenografie e ai costumi di balletti, alla realizzazione di oggetti di design, alla decorazione di interni e al cinema.

Nel 1895 Balla lasciò per sempre la sua città natale per trasferirsi a Roma con la madre, dove rimase per tutta la vita. Nella capitale Balla si presentò come pioniere della tecnica divisionista e trovò subito allievi pronti a seguirlo: tra questi Umberto Boccioni, Gino Severini e Mario Sironi che Balla ebbe modo di conoscere alla Scuola di nudo in via Repetta a Roma.

Movimento futurista

Balla aderì al nuovo movimento futurista, sebbene fosse il più anziano e fosse già considerato un maestro del divisionismo. Nel 1910, solo un anno dopo il primo manifesto futurista pubblicato a Parigi, uscì sulla rivista italiana Poesia il Manifesto della pittura futurista. Tra le firme apparirono quelle dei pittori Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Gino Severini, Carlo Carrà e Giacomo Balla.

Nel 1915, Balla firmò insieme a Fortunato Depero il Manifesto della ricostruzione futurista dell’Universo. Il dinamismo pittorico e il dinamismo plastico si collegano “all’arte dei rumori” e alle “parole in libertà” ovvero le parole che compongono il testo. Non hanno alcun tipo di legame grammaticale o di contenuto.

L’idea dell’arte totale era presente durante tutta la Prima guerra mondiale e alla morte di Umberto Boccioni nel 1916, Giacomo Balla fu il protagonista indiscusso del movimento. Cominciò a firmare le sue opere con lo pseud Balla aderì al fascismo.

Infatti nel 1926 consegnà una statuetta raffigurante Mussolini. Giacomo Balla era l’artista del fascismo e anche molto apprezzato dalla critica.

Nel 1925 Balla partecipò con Depero e l’artista Enrico Prampolini all’Esposizione delle Arti Decorative di Parigi. Da quel momento in poi le sue opere erano caratterizzate da una pittura figurativa.

Nel 1930 partecipa alla Biennale di Venezia e l’anno dopo espone alla Prima Quadriennale Romana. Dal 1932 contesta e condanna il Manifesto dell’Arte Sacra Futurista opponendosi duramente a Marinetti: si allontana dal Futurismo.    

Esposizioni

Nel 1934 il direttore del MoMA, Alfred Barr, richiede in prestito Guinzaglio in moto: “Il carattere nettamente storico e direi quasi rivoluzionario di quest’opera la rendono indispensabile in una esposizione rappresentativa dei vari movimenti artistici del XX secolo”. L’opera è esposta nella mostra Modern Works of Art e acquistata da A. Conger Goodyear per 600 dollari. Con questa prima risposta positiva inizia un fervido interesse dell’America per l’arte futurista di Balla. 

All’inizio degli anni Cinquanta, le sue opere futuriste girano il mondo da New York a Sidney e sono acquistate anche da importanti collezionisti .

Nel marzo del 1956, il Presidente della Repubblica Italiana Antonio Segni conferisce al pittore Giacomo Balla la Medaglia d’Oro per gli scultori e pittori.

Stanco e ormai anziano, incarica la figlia Elica di ritirare la medaglia.

Ormai stanco e anziano muore a Roma il 1 marzo 1958, tra gli affetti e le cure delle due vestali Luce ed Elica.   Sepolto al Pincetto del Verano, il cimitero monumentale di Roma.

Vita Privata

Giacomo Balla nacque a Torino il 18 luglio del 1871 da Giovanni e Lucia Giannotti. Giacomo rimase orfano di padre a soli nove anni: tuttavia, la madre investì tutte le sue energie e guadagni nell’educazione del figlio. Finiti gli studi superiori si iscrisse all’Accademia Albertina di Torino, dove ebbe modo di studiare la prospettiva, anatomia e geometria. Fu alla Società promotrice di Belle Arti che Balla esordì nel 1891. Inoltre, l’ambiente era frequentato dall’aristocrazia e alta borghesia torinese e fu proprio qui che conobbe lo scrittore Edmondo de Amicis e Giuseppe Pellizza da Volpedo.

Alla fine dell’anno 1895, sempre con la mamma, va ad abitare a via Montebello, non lontano dalla Stazione Termini. Nel 1896 si trasferiscono in una piccola casa-studio in via Piemonte 119,  a due passi da Villa Borghese. Dipinge e presenta sulla via le sue opere. Entra in contatto così con Duilio Cambellotti,  Serafino Macchiati, Alessandro Marcucci e la sorella Elisa, sua futura moglie.

Esegue ritratti e caricature esponendo i suoi quadri nel negozio del sarto Giacomo Foà in via del Corso per il quale lavora la mamma Lucia come sarta. 

Nel 1905 sposò Elisa Marucci e dalla loro unione nacque la prima figlia, Luce, che sarebbe divenuta in seguito artista futurista. Il 30 ottobre 1914, nasce la secondogenita Elica al Policlinico romano. 

Nel 1929 in giugno la famiglia Balla insieme all’ anziana mamma Lucia si trasferisce nell’abitazione di via Oslavia 39 B. Una casa popolare che gli viene assegnata grazie all’interessamento dell’amico critico il giornalista Michele Biancale.

Perde la sua amata Elisa il 28 ottobre 1947. 

Giacomo Balla morì il 1° marzo del 1958 a Roma.

error: Content is protected !!