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Quattro vallate circondano la città di Arezzo e la rendono meta perfetta per chi ama la natura e l’arte. In questa terra il ricchissimo patrimonio naturale si fonde armoniosamente a quello artistico regalando emozioni ed esperienze indimenticabili il cui unico comune denominatore è la bellezza.

Per tutto il medioevo le torri di Arezzo assunsero una grande importanza militare, ma dal XII secolo, con lo sviluppo dei liberi comuni, divennero anche uno status symbol. Ad Arezzo molte di loro continuano a caratterizzare il profilo della città. Alcune nelle dimensioni originali, altre mozzate e modificate, altre ancora rialzate durante il revival stilistico degli anni Trenta del Novecento. Andare alla scoperta delle torri di Arezzo significa partire per un viaggio unico ed emozionante.

Indice

Itinerari

La Via dei Setteponti

Via che sfrutta un antico tracciato etrusco, nato per mettere in collegamento Arezzo a Fiesole viaggiando a mezzacosta tra il massiccio del Pratomagno e la valle dell’Arno, diventato in epoca romana l’importante strada consolare Cassia Vetus, la Via Setteponti attraversa il paesaggio del Valdarno Superiore, uno dei più pittoreschi ed eterogenei dell’intera Toscana.

L’itinerario permette di incontrare, senza soluzione di continuità, borghi tipici, edifici religiosi antichissimi, vigneti e oliveti terrazzati che degradano dolcemente verso la pianura e il sorprendente paesaggio delle Balze, sorta di “Monumental Valley” nel cuore della Toscana.

Itinerario da Arezzo

Giungendo dalla città di Arezzo, il viaggio lungo l’antica strada inizia idealmente da Ponte Buriano, magnifico ponte romanico del XII secolo sull’Arno, che nel 1992 fu riconosciuto come quello che fa da sfondo alla “Gioconda” di Leonardo da Vinci.

Dopo averlo oltrepassato, si può scegliere se deviare verso il borgo recuperato di Rondine, che accoglie la Cittadella della Pace, o lasciare il territorio comunale aretino per entrare in quello di Castiglion Fibocchi, centro abitato cresciuto intorno a un castello che nel XII secolo fu ceduto a Ottaviano dei Pazzi detto Bocco e in seguito venne ereditato dai suoi figli. Da qui il significato del toponimo, ovvero “Castello dei Figli di Bocco”.

Comune di Loro Ciuffenna

Oltrepassato Castiglion Fibocchi, si entra nel territorio comunale di Loro Ciuffenna. La prima tappa lorese è San Giustino Valdarno, da dove si può svoltare verso Il Borro, uno dei borghi più caratteristici dell’intera provincia, già marchesato del condottiero Alessandro del Borro, o proseguire fino a incontrare la Pieve di San Pietro a Gropina nelle pendici occidentali del Pratomagno, massimo esempio di architettura romanica del Valdarno Superiore e monumento nazionale. Visitata la chiesa battesimale, si continua il tragitto fino a giungere a Loro Ciuffenna, dove è in funzione il più antico mulino ad acqua per la produzione di farina di castagne della regione, edificato su uno scoglio del torrente Ciuffenna che attraversa il paese.

Da qui si cominciano a scorgere i profili delle celebri Balze, risultato di fenomeni geologici tutt’ora in corso che portano all’erosione costante di sedimenti lacustri accumulati nel Pliocene, dando vita a guglie naturali intervallate da gole profonde. Percorrendo la Via Setteponti verso nord o deviando attraverso i sentieri percorribili in bici o a piedi, si ha la possibilità di ammirare da vicino alcune di queste sculture plasmate dalla natura che suggestionarono anche il grande Leonardo da Vinci.

I territori delle Balze

Assieme alla Balze si incontrano deliziosi borghi, come quelli compresi nel territorio comunale di Terranuova Bracciolini. Su tutti Montemarciano, centro fortificato di origine medievale con una porta del XIII secolo sormontata da una vela campanaria, e la località di Piantravigne, perla delle Balze, adagiata quasi per magia sul ciglio di unostrapiombo naturale.

Lasciato il territorio terranuovese si entra in quello di Castelfranco Piandiscò. Siamo nel cuore delle “terre nuove” fiorentine, città progettate ex novo alla fine del Duecento da Firenze come avamposti nella vallata. Castelfranco di Sopra, inserito nel club dei “Borghi più belli d’Italia”, è una di queste.

Lungo la Via Setteponti, poco fuori dal paese, si trova l’Abbazia di San Salvatore a Soffena, documentata dall’XI secolo come monastero vallombrosiano ma di origine molto più antica. A seguire si incontra l’ultimo baluardo aretino dell’itinerario, Pian di Scò, borgo che si sviluppò nel medioevo intorno alla sua preziosa Pieve di Santa Maria a Scò, citata dai primi anni dell’XI secolo, una delle più importanti pievi romaniche del Valdarno Superiore.

L’antico tracciato prosegue da adesso in territorio fiorentino, a iniziare da gioielli di arte e fede nei dintorni di Reggello come la Pieve di San Pietro e Paolo a Cascia, la Chiesa di Sant’Agata a Orfoli e la Pieve di San Pietro a Pitiana, tutte di origine medievale.

Castello di Romena

Abbarbicato su uno scoglio a controllo della sponda destra dell’Arno, a breve distanza da Pratovecchio, il Castello di Romena è uno dei luoghi perfetti per rivivere la magia del medioevo nel Casentino.

Nel 1008 la località di Romena e il suo primo fortilizio erano sotto il controllo di Guido di Alberto, appartenente alla nobile stirpe dei Marchesi di Spoleto. Nel corso dell’XI la proprietà passò a Conti Alberti, che si facevano chiamare anche Conti di Romena. A quei tempi il castello era più piccolo dell’attuale, caratterizzato da un mastio protetto da un circuito murario nella parte sommitale del colle. Dalla riapertura al pubblico del 2007, il Castello di Romena è tra i luoghi più visitati del Casentino. All’interno della Casa del Podestà il turista può osservare anche una ricostruzione in scala del castello come appariva nel Duecento, per comprendere meglio la sua imponenza.

Castello di Romena

Monastero di Camaldoli

A breve distanza dal crinale appenninico tosco-romagnolo e compreso nel territorio comunale di Poppi, Camaldoli è un esempio di come la natura e l’uomo riescano a vivere in simbiosi per dare vita a luoghi unici, nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

A poco più di 800 metri di altezza si trova il Monastero di Camaldoli, inaugurato nell’XI secolo assieme a un ospedale e più volte modificato nel tempo. L’aspetto attuale è frutto di un intervento condotto tra la seconda metà del Cinquecento e la prima metà del Seicento, che portò all’ampliamento del chiostro.

Il complesso comprende anche il Refettorio con il soffitto a cassettoni completato nel 1609 e la Foresteria, nata assieme al cenobio per accogliere coloro che si volevano dedicare alla vita monastica e trasformata nel corso del Quattrocento. Nella seconda metà di quel secolo ospitò Lorenzo il Magnifico e la sua corte di letterati composta da Marsilio Ficino, Cristoforo Landino, Leon Battista Alberti e altri, giunti a Camaldoli per avviare un confronto con i monaci sugli interrogativi che la nuova cultura rinascimentale si poneva.

La Farmacia nacque come laboratorio galenico a uso dei monaci, per preparare le medicine per i ricoverati nel loro antico ospedale, che rimase attivo fino al 1810. Vi si conservano libri e prontuari, oltre agli strumenti come alambicchi, mortai e fornelli.

Nel seminterrato del monastero è stata inaugurata nel 2021 la Biblioteca Moderna, con sale pubbliche per la consultazione e la lettura. La Chiesa dei SS. Donato e Ilariano custodisce importanti tavole di Giorgio Vasari eseguite tra il 1537 e il 1540, che raffigurano la “Deposizione dalla Croce”, “San DonatoSan Ilariano”, “San Pier Damiani e San Romualdo”, la “Natività” e la “Vergine in trono con il Bambino tra San Giovanni Battista e San Girolamo”.

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Santuario della Verna

Luogo tra i più affascinanti del territorio aretino, il Santuario della Verna si trova nell’omonima altura, una delle vette del versante meridionale del Monte Penna, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Dal grande Piazzale del Quadrante si possono ammirare dei panorami favolosi e scegliere quale luogo del complesso francescano visitare. Sulla piazza lastricata, che prende il nome da una meridiana, si trovano una grande croce di legno e una cisterna per la raccolta dell’acqua del XVI secolo. La Basilica di Santa Maria Assunta fu iniziata nel 1348 grazie al contributo di Tarlato di Pietramala, ma venne conclusa nel Cinquecento grazie al sostegno dell’Arte della Lana di Firenze. Più volte rimaneggiata, la chiesa è introdotta da un portico.

Il Corridoio delle Stimmate, interamente coperto e affrescato, fu edificato tra il 1578 e il 1582. Percorrrendolo si ha modo di accedere a cappelle e vari ambienti di preghiera, meditazione e riposo del santo, come la grotta dove San Francesco dormiva a terra e il Sasso Spicco, un luogo mistico esterno dove il santo meditava sotto a un gigantesco masso sospeso.

Nel 2002 è stato inaugurato il nuovo Museo della Verna, dislocato in sette grandi sale, che comprende dipinti, sculture, arredi sacri, suppellettili liturgiche, corali miniati e persino strumenti scientifici. Una sala è dedicata all’antica farmacia e al laboratorio di spezieria.

Per gli amanti della natura, il santuario è circondato da una foresta monumentale curata per secoli dai frati, caratterizzata da una straordinaria ricchezza botanica e da alcuni sentieri che aiutano i visitatori a tornare indietro nel tempo, quando il patrono d’Italia e i suoi primi seguaci frequentavano il sacro monte.

Eremo di Camaldoli

Salendo dal monastero per circa tre chilometri, a 1.100 metri di quota si trova l’Eremo di Camaldoli, circondato da una riserva biogenetica gestita dal Corpo Forestale dello Stato.

La Cella di San Romualdo, in cui il monaco visse due anni, è l’unica visitabile tra quelle presenti. Il visitatore può però ammirare la Sagrestia del XVI secolo e il Refettorio del 1679.

Della Biblioteca Antica dell’eremo, già attiva dall’XI secolo, rimane purtroppo una minima parte a causa delle soppressioni napoleoniche e sabaude dell’Ottocento, che la smembrarono. Oggi gran parte di quell’immenso patrimonio, che la rendeva una delle biblioteche più importanti d’Italia, è suddivisa tra l’Archivio di Stato di Firenze e le biblioteche di Firenze, Arezzo e Poppi.

Al termine del viale centrale delle celle si osserva la Cappella del Papa, una piccola chiesa in stile romanico fatta costruire nel 1220 dal futuro Papa Gregorio IX.

Ancora oggi Camaldoli è un luogo di riferimento per il dialogo ecumenico e interreligioso, ma d’estate si trasforma in uno dei luoghi prediletti da tutti coloro che vanno in cerca di refrigerio dalla calura estiva, grazie alle magnifiche foreste curate per secoli dai monaci.

Eremo di Montecasale

Lungo un’antica strada che da Sansepolcro si dirigeva verso l’Alpe della Luna e le foreste dell’Appennino tosco-marchigiano, intorno al 1192 i monaci camaldolesi costruirono l’Eremo di Montecasale, provvisto di ospedale per gli ammalati e i pellegrini, sui resti di un fortilizio smantellato. Nel 1213 il vescovo di Città di Castello, sotto la cui giurisdizione si trovava il luogo, lo cedette a San Francesco d’Assisi e da allora divenne uno dei siti francescani di riferimento della Valtiberina.

L’Eremo di Montecasale conserva l’impianto dei più antichi conventi francescani, ispirati alla semplicità e alla povertà.

Montecasale fu un luogo molto amato dal patrono d’Italia. L’episodio più celebre che lo legò al posto fu la conversione di tre ladroni, che in seguito presero i voti e morirono nell’eremo. Di due criminali redenti è conservato il teschio nell’oratorio. L’eremo è una delle tappe più importanti della Via di Francesco.

Il Castello di Montecchio Vesponi

Lungo la Sr71 Umbro Casentinese, tra Castiglion Fiorentino e Cortona, il profilo del Castello di Montecchio Vesponi appare alla vista del viaggiatore come un sogno turrito.

Il maniero è citato in un documento del 1014 con il nome di Castrum Montis Guisponi, quando l’imperatore Enrico II confermò all’abbazia benedettina di Farneta un privilegio sul luogo. A quei tempi il castello, già esistente dal X secolo, era sotto la giurisdizione dei Marchiones.

Nel 1234 il complesso fortificato fu acquistato dal Comune di Arezzo, che negli anni a seguire lo ingrandì e rafforzò. La sua posizione in cima a una collina, a controllo della Val di Chiana e della Val di Chio, ne faceva un avamposto strategico per tenere sotto controllo un’ampia fascia di territorio e centri importanti come Cortona e Castiglione.

Grazie alla disponibilità dei proprietari e al loro amore per il luogo, Montecchio Vesponi oggi ospita eventi, rievocazioni, progetti didattici e scavi archeologici per comprenderne meglio le origini. Da alcuni anni, inoltre, l’associazione culturale InCastro organizza visite guidate per far scoprire le parti sopravvissute del complesso fortificato, aggiornare il pubblico sulle nuove scoperte e permettere a tutti di rivivere le atmosfere medievali di un castello tra i meglio conservati in Italia.

Acquedotto vasariano

L’Acquedotto Vasariano di Arezzo, una delle più affascinanti opere di ingegneria idraulica della Toscana, da oltre quattro secoli caratterizza la periferia nord orientale della città con le sue 52 arcate monumentali che ricordano quelle degli acquedotti romani. Il percorso dell’acqua inizia alle pendici dell’Alpe di Poti e si conclude nel cuore della città. Il pittore, architetto e storico dell’arte Giorgio Vasari racconta che Jacopo del Casentino fu incaricato dal governo cittadino, a metà del Trecento, di progettare un nuovo tracciato.

Nel 1574 Vasari morì, lasciando tutto in stato embrionale. Seguì un nuovo periodo di stallo finché, nel 1590, i rettori della Fraternita dei Laici, con il benestare del granduca Ferdinando I dei Medici, incaricarono l’architetto Raffaele Pagni di riprendere in mano il progetto. Il progetto finale consisteva in due parti sotterranee e una parte esterna. Grazie a una galleria filtrante di presa, le acque venivano canalizzate per raggiungere l’area bassa del colle di San Fabiano. A est della città, immerse nella natura, si ammirano le Conserve, ovvero i depositi con copertura a botte che fungono da punti di raccolta e purificazione per le acque convogliate, che da qui iniziano il loro viaggio verso il centro di Arezzo. Assieme alla “Conserva grande” e alla “Conserva piccola”, si osservano anche i pozzi d’aerazione detti Smiragli.

Chiusa dei Monaci

Mirabile opera di ingegneria idraulica dalla lunga storia, la Chiusa dei Monaci è il punto di partenza dell’itinerario ciclopedonale denominato Sentiero della Bonifica “Vittorio Fossombroni”, che da Arezzo raggiunge Chiusi e affianca per 62 chilometri il Canale Maestro della Chiana, portando alla scoperta dei vari manufatti che nei secoli servirono alla complessa bonifica della vallata. In senso opposto, dalla chiusa parte una bretella che collega il percorso a Ponte Buriano e alla ciclopista dell’Arno.

La Chiusa dei Monaci si trova nella periferia occidentale di Arezzo, raggiungibile dopo aver percorso via Calamandrei e svoltato a destra alla rotonda di Chiani in direzione di via Molinara. Oggi è immersa in un contesto naturale stupendo, ideale non solo per le passeggiate all’aria aperta ma anche per il relax.

Subito a valle della Chiusa dei Monaci si può ammirare da un punto di vista privilegiato il Mulino Romboli, uno di quelli che sfruttavano le acque del Canale Maestro per le attività di molitura.

Come arrivare

In Auto: Arezzo si raggiunge in auto da Firenze o da Roma tramite l’Autostrada del Sole (A1 Milano-Napoli) uscendo al casello di Arezzo, da qui sono circa 10 km per raggiungere il centro della città. Distanze stradali da Arezzo: Cortona 29 km; Firenze 74 km; Siena 89 km; Perugia 92 km; Roma 218 km.

In Treno: la stazione ferroviaria di Arezzo si trova lungo la linea ferroviaria Bologna-Roma. La stazione è servita da collegamenti giornalieri con treni Intercity per Firenze, Roma e il resto d’Italia. La TFT (Trasporto Ferroviario Toscano) del gruppo LFI, gestisce le linee ferroviarie per Arezzo-Sinalunga e Arezzo-Stia.

In Autobus: Arezzo viene collegata con la Valdichiana, Valtiberina, Pratomagno, Casentino e Valdarno, da un rete di comunicazioni resa possibile dalle Autolinee ATAM, LFI e SITA.

Strade Statali: SS 73 con provenienza dalla Valdichiana, Siena, Grosseto e Sansepolcro. SS 71, Umbro-Casentinese, con provenienza dal Casentino, Stia, Forlì e Val di Chiana, Cortona, Lago Trasimeno, Perugia. SS 69 con provenienza dal Valdarno, Pontassieve, Figline e Montevarchi.


Dove parcheggiare

Parcheggio Multipiano Mecenate, Orario: a pagamento tutti i giorni 24 h su 24, Tariffa:1a ora € 0,70; 2a ora € 1; 3a ora € 1,30. Oltre la 3a ora sosta gratuita fino alla mezzanotte.

Piazza del Popolo, Parcheggio esterno “della Misericordia” : tariffa € 2,00/ora o frazione di ora per la prima ora

Parcheggi esterni via Garibaldi e Piazzetta Logge del Grano: tariffa 1,80 €/ora, Parcheggio interno: tariffa 2,00 €/ora o frazione di ora per la prima ora

Parcheggio Piazza A. Fanfani (ex Caserma Cadorna), Orario:a pagamento giorni feriali e prima domenica del mese dalle 8:30 alle 20:30, Tariffa: € 1,50/ora o frazione di ora

Parcheggio Baldaccio,Orario:a pagamento tutti i giorni 24h su 24 Tariffa: 1a ora € 0,70; 2a ora € 1; 3a ora € 1,30. Oltre la 3a ora sosta gratuita fino alla mezzanotte. Possibilità di abbonamento

Parcheggio Eden, Orario: a pagamento giorni feriali e prima domenica del mese dalle 7:30 alle 20:30, Tariffa:€ 1,50 ora o frazione di ora

Viale Piero della Francesca (vicino a Piazza della stazione), Orario:a pagamento dalle 6:00 alle 1:00 Tariffa:1,30 €/ora o frazione di ora

Parcheggio Pietri, Orario: sempre aperto Tariffa: 235 places on payment: 235 posti a pagamento: € 0,70/ora; sosta giornaliera € 5,00; 162 posti gratuiti, scale mobili a 200mt.

Parcheggio Villa Severi gratuito.

Area sosta camper

Area attrezzata per camper in Via Pier Luigi da Palestrina.

Parcheggio Villa Severi gratuito.

Trovi le soste su CamperInfinityAPP

Per altri eventi natalizi vedi nella nostra pagina dedicata.

Trovi tutti gli eventi qui https://www.arezzocittadelnatale.it/eventi/

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